Massimiliano Luchetti

“Gli alberi sono le colonne del mondo, quando tutti gli alberi saranno tagliati il cielo cadrà sopra di noi.” (Antico proverbio Sioux)

È un lavoro che attraversa la materia, il tempo e lo spazio, quello effettuato da Massimiliano Luchetti sulle sue tele. È uno scontro fisico che, pur richiamando alla mente certe dinamiche gestuali di Kazuo Shiraga o Jackson Pollock, le reinterpreta secondo una cifra stilistica del tutto personale che sembra rimandare alla necessità di ricerca interiore dell’artista, incessante e in continua sperimentazione. L’agire si fonde con la competenza tecnica, in un fare inconscio che manifesta sulla tela le più intime verità e contemporaneamente palesa l’inscindibile legame dell’uomo con l’universo. L’opera, realizzata a terra, permette la visione su tutti e quattro i lati, in una dinamica che già nelle proporzioni appare legata alla natura e ai suoi ritmi materni. In un incedere che ha del rituale l’artista copre, lascia depositare, ricopre, individua, rimuove, definisce. Sulla tela, così come nella memoria, gli strati mantengono e rivelano una vita nascosta, brulicante, segreta, che si sovrappone metaforicamente sia ai processi naturali, sia alla personalità di Luchetti, riservato e instancabile investigatore della bellezza. Il procedimento è sempre solitario, meditativo, sciamanico. L’estetica viene interiorizzata e rielaborata attraverso un’evoluzione estatica che permette di indagare a fondo il senso della vita e dell’arte. La spiritualità mediata dal gesto artistico permette attraverso le forme la rivelazione della verità, che si affaccia da tappeti densi di colore agglomerato. La tensione verso l’oltre si manifesta a livello visivo: lo sguardo indugia sui reticoli formati dalla frammentazione di una materia viva, che incedendo sul supporto traccia la sua strada all’interno di un costrittivo horror vacui. La necessità di respiro genera veri e propri labirinti emotivi, intrecci di rami pittorici da cui intravedere la sostanza eterna della volta celeste. Manifestazioni di una tensione che pervade la tela e la persona, le opere di Luchetti risultano cariche di fascinazione emotiva, simili ad alberi che sostengano una volta di intaccabile speranza. L’astrazione ottenuta regala un effetto percettivo simil totemico: dalla terra su cui sono realizzati alla parete su cui vengono appesi gli Untitled e i Monocromi binari vanno incontro a un procedimento di elevazione che è identitaria e simbolica insieme. La lezione tramandata da Luchetti è antica e fondamentale. L’uomo può, e deve, guardare dentro se stesso per arrivare a perdersi nel cielo.