Ogni specchio ha per me notizie differenti.
(Wislawa Szymborska)
Tutti nella vita abbiamo avuto almeno una volta la sensazione che la vita ci scivolasse di mano come un fragile specchio e che tutto andasse in frantumi, senza sapere se saremmo stati capaci di ricomporlo, di ricomporci. La risposta ce la fornisce, senza esitare, la pittrice materica Elena Bertini. Nel suo procedere artistico, frammenti di specchi rotti emergono inevitabili dalla tela. Taglienti eppure innocui, bugiardi ma sinceri, messaggeri di corrispondenza e differenza, essi si fanno portatori di un messaggio concettuale eloquente e risoluto che ha a che fare con la più autentica Speranza. Lo specchio rotto, si sa, è allegoria di sfortuna. Ci vuole coraggio per romperne la superficie, per rifiutare un’immagine di noi stessi che non ci appartiene più, per utilizzare schegge di vetro riflettente come mezzo per riflettere sul senso del tempo passato. Non c’è spazio per la vanitas, né per lo specchio come oggetto di indagine artistica nel pieno rispetto della storia dell’arte: nelle opere dell’artista esso diviene parte integrante dell’opera, materia madre di chi ci si confronti, tenendo a mente l’assunto che fece esclamare al memore Picasso che lo specchio non permette di mentire a se stessi. In Elena Bertini è nascosta la volontà di operare attraverso una materia che riveli le intime potenzialità dell’anima. Nella visione dell’artista la realtà andata in pezzi deve essere ricomposta attraverso un atto d’amore, che rimetta in primo piano la persona che trovi il coraggio di guardarsi allo specchio. Prendersi cura della tela è per l’artista prendersi cura di se stessa, in un incessante e armonico processo di ricostruzione interiore. Riflettendosi, Elena Bertini riflette sul senso della vita: moltiplicando le superfici riflettenti amplifica le possibilità di realtà estendendo all’infinito le opportunità temporali. La luce restituisce istanti che, senza smettere di essere, riverberano in molteplici momenti: il passato può così rivivere elaborato in forma materica e nuova, attraverso eleganti composizioni policrome. Stagliandosi sulla tela lo specchio rotto concede di distinguere dettagli altrimenti ignoti, permettendo un inusuale focus verso particolari che, pur irriconoscibili, mantengono intatta la nostra identità. Nell’attimo fugace il riflesso è destinato a scomparire, insieme alle suggestioni emotive da esso provocate. Ciò nonostante, esso è stato: l’effimero diventa metafora di individuazione, mezzo per riscoprire il senso di un’esistenza che, apparentemente andata in frantumi, permane intatta attraverso il linguaggio simbolico. Frammenti di specchi composti su un informale materico divengono allegorie di vissuto e di esperienze rielaborate attraverso il fare artistico: incedendo in equilibrio tra realtà e immaginazione, la pittrice crea connessioni tra l’interno e l’esterno, esercitando con maestria fantasia e invenzione. Ogni tassello riflettente indica la possibilità di una nuova condizione, rivela la capacità di guardare ancora al futuro con ottimismo e fiducia. Esaltazione della capacità umana di resilienza, l’indagine di Elena Bertini ci guida verso la consapevolezza che Creare è sinonimo di Essere.