Una delicata poetica risuona attraverso le opere di Mauro Fastelli, esaltata dalla forma al pari di quanto accadeva anticamente alla voce umana all’interno della maschera, amplificata da una vasta apertura collocata all’incirca all’altezza della bocca. La cifra stilistica dell’artista implica un ragionamento sulla persona, che appare tanto più significativa se si pensa come questo termine anticamente designasse il volto dell’attore e ne indicasse per simboli il suo personaggio all’interno del dramma. Metaforicamente, ogni uomo si chiede da sempre quale sia il suo ruolo, indagando il rapporto tra il tempo di ieri e quello di oggi. Il fatto che la produzione artistica di Fastelli guardi alla storia e al mito pone all’attenzione di chi guarda la loro sovrapposizione con il mondo moderno, che sente la necessità di riattualizzarne i contenuti più rilevanti. L’idea e l’emozione si materializzano nell’opera d’arte; la memoria trattiene i significati che rivivono in forme simboliche, unendo il passato con il presente, il reale con l’immaginario, il ricordo con la poesia. L’artista attua una riflessione anche attraverso il materiale che, plasmato da una coscienza lirica, rivive imponendo la propria evocativa e immobile presenza. La mancanza dell’azione crea un senso di attesa necessaria all’indagine su se stessi, nell’intento di ricordare che l’essere persona significa, come diceva Hannah Arendt “il vivere come distinto e come unico essendo fra uguali”. Ogni persona è diversa, così come ogni opera d’arte.