Tra stimoli consapevoli e impulsi dell’inconscio, l’atto creativo può fungere da ponte tra quello che si è stati e quello che si anela esprimere, tra i paesaggi che fanno parte del bagaglio figurativo della nostra memoria e i luoghi più reconditi dell’anima, tra la tradizione che si è appresa e una modernità ricercata intensamente. La carriera di Gheorghe Dican, artista rumeno dalla potenza creativa poliedrica, rivela un carico culturale corposo e una incessante necessità di ricerca personale e artistica. Se l’arte, come sosteneva Benedetto Croce, è intuizione fantastica compiutamente espressa, il fare arte è un’azione che esprime l’intensità intuitiva, garantendo all’artista piena libertà di affermazione, concetto cui Dican sembra aderire senza nessuna esitazione. Pur convogliando le proprie esperienze culturali e artistiche in un operato dalla generale tendenza all’astrattismo aniconico, l’artista non rinnega la propria tradizione, quasi a voler sintetizzare, attraverso un delicato lirismo, l’esperienza emotiva derivante dalla natura del suo paese, con cui è entrato incessantemente in contatto. Se di una sorta di neoespressionismo astratto si tratta, tuttavia questo mantiene rigorosi e soggettivi canoni compositivi, permettendo alla forma di declinarsi in radicali dinamismi o istantanee fissità, modulati in equilibri sicuri che permettono di oltrepassare la soglia della tela per entrare in diretto contatto con l’animo dell’artista, mosso a commozione davanti a quanto lo circonda. La scelta tonale evidenzia la volontà di rimanere in contatto con un paesaggio interiore, caratterizzato da un’esperienza coloristica intensa e da una marcata gestualità. Il colorismo si svela tra le sovrapposizioni, acceso ed espressivo, e si affianca a un primitivo e raffinato simbolismo che guida a un’immediata comprensione emotiva dell’opera. I dipinti assumono allora il carattere di quelle che Kandinskij denominava Impressioni, in cui resta ancora visibile l’impressione diretta della natura esteriore; e permettono all’artista di dichiararsi, in questo senso, “realista”, secondo un’accezione moderna ed eticamente condivisibile. La composizione, insistendo sull’essenzialità dell’immagine, evoca una sintesi estetica che è prima di tutto ricerca di bene, verità e armonia: indizi di una ricerca interiore e adesione ai valori che permettono all’artista di proiettare il proprio inconscio all’esterno, in visioni dalla disarmante bellezza, capaci di presentarci la realtà avvolta da un senso poetico del tutto nuovo.
Gheorghe Dican
