Echi di vita: la sensibilità dionisiaca di Giovanni Trimani

Da allora, mi son bagnato dentro il Poema
Del Mare, infuso d’astri, e lattescente
Divoratore di verdi azzurrità; dove, relitto estasiato
E livido, a volte discende pensoso un annegato

Dove tingendo all’improvviso le azzurrità, deliri
E ritmi lenti sotto gli arrossamenti del giorno,
Più forte dell’l’alcool, più vaste delle lire,
Fermentano i rossori amari dell’amore!

Arthur Rimbaud, Le bateau ivre

 

Arte come Anima. A questo imperativo risponde la poetica artistica elaborata da Giovanni Trimani, artista onnivoro di momenti e di bellezza. Un impianto coloristico vibrante valorizza una scelta stilistica contraddistinta da un linguaggio visuale originale, che mostra richiami colti reinterpretati alla luce di un alfabeto dai contorni netti e definiti. Rimandi alla pop art si mescolano a echi primitivi e citazioni classiche, in una commistione esotica che guida l’osservatore alla scoperta dell’interiorità recondita dell’artista e del suo personale continente. L’immediatezza comunicativa, filtrata dalla sperimentazione formale, apre le porte alla comprensione di un mondo artistico che sembra essere generato da quello che Rimbaud definiva “deragliamento dei sensi”, attitudine che predispone alla visionarietà e guida alla comprensione dei significati. Trimani non evade dalla realtà: semplicemente compie una ricerca incessante di se stesso attraverso l’espletamento della propria pratica artistica, per permettere all’osservatore di fare altrettanto mentre contempla le sue opere. Il fil rouge teso tra le opere è quello della joie de vivre, in un approccio dionisiaco che attraverso la bellezza esteriore vuole mettere in risalto la ricchezza interiore, secondo una concezione che affonda le sue radici nell’arte greca, ripresa in tempi diversi da artisti rinascimentali e moderni. Se l’approccio costante alla materia nasconde l’interesse per la vita, nell’impressione del segno sulla tela è racchiusa la volontà di fissare indelebilmente un’emozione irripetibile, mentre la scelta tonale riaccende l’entusiasmo per ciò che l’occhio rischia di trascurare a causa dell’abitudine. Una curiosità felice traspare dalle opere di Trimani, ebbro di esperienze e avido di significati: è la stessa dote che per Baudelaire costituiva il “punto di partenza del genio”, quella che permette di salvaguardare l’armonia tra ciò che si manifesta e ciò che si nasconde, di riconoscere la ricchezza dell’istante presente, di penetrare il mistero della vita. Lo sguardo dell’artista si insinua tra le ambiguità della modernità per restituircene con sguardo sincero contraddizioni e possibilità, perpetrando un’incessante ricerca che permetta di riconoscere un’insperata bellezza, celata tra le pieghe della quotidianità.